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Porto turistico
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Dieci anni di discussioni, rinvii, proposte sterili. E oggi, che qualcosa sembra cambiare nella percezione delle problematiche legate alla “sopravvivenza” turistica e imprenditoriale della nostra città, ecco stagliarsi all’orizzonte l’ultimo degli errori. A questo punto più di forma che di sostanza.
Tutto si concentra nel piano di settore della portualità, varato dalla commissione presieduta da Alessandro Mazzei, che ridisegna quello che qualcuno con inspiegabile esterofilia ha ribattezzato il “waterfront” della Portoferraio del domani, il fronte mare della Cosmopoli che sarà. Piano della portualità che dovrebbe essere approvato nei prossimi mesi.
Espressione, quella del waterfront, che a qualcuno può apparire affascinante ma che resta pur sempre incapace di celare le lacune e le debolezze del progetto che vedrà in Esaom l’artefice di una rivoluzione copernicana portuale a nostro avviso sbagliata.
Sbagliata, l’abbiamo detto più volte nei tempi. Perché se discussioni del genere sull’argomento si affastellano ormai da quasi dieci anni, nel frattempo i nostri più diretti concorrenti, nella partita che si sta giocando da tempo sul futuro e lo sviluppo della nautica, viaggiano a gonfie vele. Scarlino, la Val di Cornia, San Vincenzo, Terre Rosse sono solo alcune fra le località che hanno immaginato, progettato e infine realizzato porti turistici da centinaia e centinaia di posti barca. Strutture che hanno nella prossimità all’Elba il loro indiscusso valore aggiunto. In pratica degli “avamposti” che porteranno profitti e opportunità al di là del Canale sfruttando l’appeal e il fascino della nostra isola. Detto questo, ci
auguriamo che quanto rimandato negli anni sia una volta per tutte realizzato a breve.
A breve, ma a regola d’arte. Sì, perché il maxi-progetto da 800 posti barca disseminati dal molo 1 fin quasi a San Giovanni che Esaom intende sviluppare rischia di affossare una volta di più non solo l’intero comparto diportistico di Portoferraio, ma anche la sua stessa economia.
Costruendo “terrapieni, terrazzamenti, un parcheggio da 600 posti auto, villette, piscine e beauty center”, nonché tutta una serie mirabolante di infrastrutture quali raccordi stradali e quant’altro, si rischierà di spezzare drammaticamente una continuità imprenditoriale-turistica che va oggi dal centro storico della città al suo attuale porto. Una continuità che andrebbe oggi incentivata e favorita per ridare al porto di Portoferraio così come lo conosciamo quel dinamismo ormai sbiadito nel corso degli anni se non perso del tutto.
Portoferraio merita un porto turistico, efficiente e moderno. Ma questa struttura deve essere realizzata a partire dalla Calata Italia per poi proseguire al molo Massimo e al resto del porto. Solo così si potranno salvare tutte quelle strutture commerciali che oggi ansimano e faticano a sopravvivere per colpa di scelte insensate delle amministrazioni che si sono succedute, non ultime l’amministrazione Peria.
Altro che passeggiata con tanto di palme e pista ciclabile, che proprio la giunta Peria vorrebbe realizzare allungando la banchina di Calata Italia. E’ proprio lì che bisognerà pensare di sviluppare i primi pontili del nuovo porto turistico, per poi risolvere l’intricata situazione che si ripete quotidianamente in alta stagione con ingorghi e auto incolonnate di fronte agli imbarchi della Moby. Solo così potremmo davvero pensare di guardare al futuro della nostra città e della nostra isola, senza delegare ad altri oltre Canale, di correre la sfida della diportistica del domani ma soprattutto senza farci del male gratuitamente affossando definitivamente il centro storico di Portoferraio e tutti gli esercizi commerciali che da anni insistono da Calata Mazzini a Calata Italia.
[color=green] Arcipelago Libero
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